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Soggetto

 

Sono una casa. Mi hanno costruito qui all’incrocio di arrivi e partenze. Hanno riempito le mie stanze di cuori spezzati. Finestre sbarrate e poi socchiuse i miei occhi sul mondo. Nessuno sa che esisto, sono un rifugio segreto. Ma il coraggio che pulsa in me ora lo voglio raccontare”.

È la Casa Viola che parla, una Casa Rifugio per donne vittime di violenza di genere o domestica, vittime di atti gravi, non episodici, di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica, che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare. La casa rifugio accoglie donne e bambini giunti tramite Centri Antiviolenza e garantisce loro la segretezza dell’ubicazione per assicurarne la protezione. Valorizza le risorse relazionali tra donne perché da queste possano scaturire la voglia di rinascere e la certezza di non essere sole.

La Casa Viola si racconta con le parole delle donne che in lei si rifugiano, attraverso le loro storie, le parole scambiate con le altre sulla cena da preparare, sui panni da stendere. Si racconta con i suoi oggetti, quelli portati via prima di fuggire, quelli che invece fanno sentire la propria mancanza. Si racconta con i compiti e i giochi dei bambini, con la torta di compleanno da decorare. Si racconta con i colloqui con le psicologhe, compagne nel farsi strada verso una riconquistata dignità.

La Casa Viola non mostrerà mai i volti dei suoi ospiti, li proteggerà. Ma mostrerà i gesti delle mani, gli abbracci, le attese. E mostrerà le sue stanze non delle tutto arredate, le valigie non del tutto disfatte, gli armadi in parte vuoti. È una casa che sa che presto dovrà lasciar andare per poter di nuovo accogliere.

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